La domenica di Pasqua.

Cari Amici,
aspettando che si avveri…
 

Una domenica italiana, in un paese di campagna – su una collina Franciacortina dove le vigne sono già cariche di gemme, o in Maremma, nell’abbraccio degli ulivi che in questa stagione paiono onde d’argento.

Una domenica italiana è una domenica “serena”, come quella di Toto Cutugno – “e se vai a cercar fortuna in America, ti accorgi che l’America sta qua”, cantava.
Proprio quella che tutto il mondo ci invidia.

T’immagini? La tua, la nostra domenica di Pasqua. La messa cantata, la stretta del segno della pace, l’olivo benedetto. E fuori, le nuvole si scostano per lasciare spazio ai primi raggi di sole ancora timidi. Quegli stessi raggi che, sulla strada che scende in Toscana, vanno a caccia di un girasole.

T’immagini? L’apparecchiare la tavola. La tovaglia che sa di pulito. Le posate in perfetta simmetria e le ceramiche dai bei colori. Al centro un fiore fresco e una bottiglia di vino buono.

E poi un uovo. Perché basta un uovo per fare la domenica di Pasqua. Un uovo che è intatto nel guscio dell’impasto del Casatiello. Un uovo che è di cioccolato con la sua carta d’argento. 

Quest’anno abbiamo preparato delle uova di cioccolato colorate per gli “Angeli” impegnati agli Spedali Civili di Brescia. Dentro, non ci abbiamo messo una sorpresa visibile ma un desiderio, anzi due: la speranza di una “buona” novella e l’augurio di una Buona Pasqua.

Vorrei solo parlarvi di certezze. Certezze che mai come ora sono di conforto. Come il profumo dell’erba nuova in un prato preparato a festa per la domenica italiana. Un prato che è l’invito a una corsa a piedi nudi. Un’immagine che sembra così lontana da questa nostra ultima routine. La routine dello smart working, così forzata, così povera di poesia.

Poesia è la Primavera. Quando Zefiro abbraccia la ninfa Clori, Cupido scocca il dardo dell’amore e le tre Grazie danzano in cerchio vicino a Venere – Botticelli l’ha chiamata Primavera. La stagione dei fiori, degli uccelli canterini e delle tende che volano nella corrente dell’aria. Della natura che rinasce, dopo essersi destata dal suo letargo amoroso. Delle lancette che si spostano in avanti per lasciare spazio alle giornate più lunghe.

“Ci saranno sempre altre primavere”, questo lo diceva Lucy Montgomery, “è una delle cose positive di questo mondo”: è una certezza, che vuole essere il mio augurio di Pasqua, unito a quello di buona salute, per tutti gli ospiti della nostre case – L’Albereta e L’Andana.

T’immagini? Quando ci stringeremo di nuovo in un abbraccio, una domenica italiana.

Carmen Moretti de Rosa

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